l'isola sconosciuta


NAVIGARE
NECESSE EST

Spettacolo molto liberamente ispirato alla favola d'amore
"IL RACCONTO DELL'ISOLA SCONOSCIUTA", di Josè Saramago

e alla poesia IL MIO LETTO È UNA NAVE di
R.L.Stevenson


con

Daria Anfelli, Evelina Pershorova

realizzazione scenografica
Raffaella Dolci, Raffaello Zoccatelli

consulenza artistica
Lech Raczak

testo e regia
Daria Anfelli

produzione
Teatro Oplà


distribuzione
Uqbarteatro e Teatro Oplà

Un uomo chiede al Re una barca per trovare un'isola sconosciuta.Il Re dopo lunghe trattative gliela concede. Ma marinai che lo accompagnino non ce ne sono, perché nessuno crede che esistano ancora isole non segnate sulle carte geografiche, e poi a tutti bastano quelle. Una donna stufa di lavare palazzi e sgobbare per il Re decide di seguirlo, e così si incontrano al porto. La barca li aspetta, ma il loro sarà un viaggio diverso da quello previsto, perché senza equipaggio una barca non va lontano.Lontano però andranno lo stesso, perché ciò che si vede alla luce del giorno non è uguale a ciò che si vede di notte, e i due protagonisti scoprono la rotta di un viaggio davvero unico: alla scoperta di un’isola sconosciuta che non è segnata su alcuna mappa, perché non è mai ferma e uguale a se stessa. L’isola sconosciuta si muove con e dentro di loro ed è lei che spinge la barca sulle onde.

lettera a Virginia

NUOVA PRODUZIONE DI UQBARTEATRO

FARFALLE
COLOR DI ZOLFO


liberamente ispirato a
Una stanza tutta per sé
di Virginia Woolf


di e con
Daria Anfelli
Co-regia
Vincenzo Todesco
da un'idea di
Daria Anfelli e Elisabetta Zamarchi

scene, dias, luci e tecnica
Vittoria Coccia

C’è una lettera che aspettava da tempo di essere scritta. La stanza tutta per sé è il camerino di un’attrice appena uscita di scena. La lettera è un foglio bianco che attira come una finestra spalancata. Nell’ ombra della stanza si sente una presenza leggera ma potente: la scrittrice scesa nel fiume con le pietre nelle tasche è nell’aria. Ci sono molte questioni che aspettano una sua risposta.

Nell’intimità della stanza l’attrice scrive la lettera – un flusso di pensieri che segue le tracce dei testi della Woolf per raffrontarli all’esistente e alla propria anima: una lettera infarcita di emozioni, domande, citazioni poetiche, grida e sussurri, piena di affetto e gratitudine, ma anche di ironia e amarezza, e di desiderio di amore.
In un mondo tutto proiettato all’esterno, il camerino è la stanza superstite, e comunica con il teatro, luogo della libertà, del gioco e della profondità.

L’attrice tornerà lì, dopo aver finalmente terminato la lettera, a cercare come un clown di far sorridere e commuovere la gente. Virginia Woolf ha tempo per la risposta.

Info: uqbarteatro@gmail.com

da "Rashomon " di Akira Kurosawa

Casa del Teatro, Faenza 2006
Uqbarteatro
"LA PORTA DELLE LOCUSTE"
con Daria Anfelli, Alice Anselmi, Andrea Masotti, Marta Menditti,Rosario Minardi, Ilaria Rigoli, Bruno Soriato
Scenografia: Bohdan Cieslak
Musiche: Lech Jankowski
Drammaturgia e regia: Lech Raczak
Liberamente tratto da Rashomon di A. Kurosawa e dai racconti di R. Akutagawa

dalla parte delle donne, dei bambini e degli uomini fuori dal coro

Teatro Camploy
Verona, Marzo 2003
Uqbarteatro
"LA GUERRA VIGLIACCA"
con Daria Anfelli, Alice Anselmi, Alberto Falezza, Andrea Masotti, Nica Massagrande, Marta Menditti, Ilaria Rigoli, Bruno Soriato, Anna Zampieri e il coro
"I TROVATORI" diretto da Alberto Falezza

Scenografia e tecnica: Uqbarteatro
Alla consolle: Nicola Fasoli, Nicolò Pozzerle

Collaborazione drammaturgica: Elisabetta Zamarchi

Drammaturgia e regia: Daria Anfelli

abbiamo qualcosa da dire

Un giorno il grande Budda passeggiava sulle rive dello stagno in paradiso. Nell’acqua fiorivano i fiori di loto. Era l’alba. Budda si fermò sulla sponda e attraverso una fessura fra le foglie del loto guardò il fondo dello stagno. Si sa che sotto lo stagno celeste si stende l’inferno e guardando attraverso la lente dell’acqua si vedono il Fiume dei Tre Guadi, il monte della Vetta e lo Stagno di Sangue.
Lo sguardo di Budda si soffermò su un dannato di nome Kanda, che annegava e riaffiorava, per annegare nuovamente nel sangue, fra migliaia di altri criminali come lui. Era un ladro, piromane e assassino, che però nella sua deplorevole vita aveva compiuto anche una sola buona azione. Un giorno infatti, in un angolo della cantina dove si era nascosto, vide un piccolo ragno. Alzò il piede per schiacciarlo, ma tutto d’un tratto esitò: pensò che poteva anche concedergli la vita e lo lasciò andare. Il grande Budda conosceva questa storia. Decise di ricambiargli il dono della vita concessa alla piccola creatura. Tra i fiori di loto trovò un filo di ragnatela e lo calò attraverso lo specchio d’acqua, giù, giù fino in fondo all’inferno. Kanda soffocandosi per l’ennesima volta con il sangue, alzò per caso lo sguardo e intravide il filo argenteo scintillare nell’oscurità. Un filo così sottile, che un fiato pareva poterlo spezzare. Nonostante tutto il condannato lo afferrò e iniziò ad arrampicarsi. Passarono i giorni; Kanda si fermò finalmente per riposare. E guardò verso il basso: lo Stagno di Sangue era sparito nel buio non si vedeva più il Fiume dei tre Guadi, le punte della Vetta brillavano vagamente molto più in basso. Quella vista gli infuse speranza e forza. Quando però riprese ad arrampicarsi si accorse che sotto di lui, lungo lo stesso filo saliva un coda interminabile di peccatori, a centinaia, a migliaia, come una processione di formiche. Kanda si spaventò. Il filo non poteva tenere il peso di migliaia di anime cariche dei più pesanti crimini! “ Questo è il mio filo! – urlò verso il basso – con che diritto vi attaccate? Chi vi ha dato il permesso? Andatevene – subito- andatevene!”
E allora accadde. Il filo si spezzò, proprio sopra le mani di Kanda. E tutti rotolarono giù. E il grande Budda che stava osservando tutto si girò disgustato. In paradiso si avvicinava mezzogiorno.